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È stato fatto molto presto il paragone tra questo libro di Moacyr Scliare il romanzo di Yann Martel, "Vita di Pi", e del resto lo stesso Martel non ha mai nascosto di essersi ispirato all'opera dell'autore brasiliano. Un libro intenso e surreale, che cavalca i toni della fiaba e dell'avventura per giocare con i simboli e parlare dell'uomo. Max si ritrova naufrago in mezzo all'oceano. La nave che doveva portarlo in Brasile è scomparsa tra i flutti, e la scialuppa su cui si mette in salvo ha un altro passeggero: un giaguaro. Come impostare un rapporto che permetta a entrambi di sopravvivere? D'altronde, Max ha sempre avuto una relazione speciale con il mondo felino, fin da quando passava i pomeriggi nel magazzino del padre, un pellicciaio, a leggere in compagnia di una tigre impagliata. E i felini ricompaiono nella sua vita, come monito, come presagio, ogni volta che le ombre della società e della Storia sembrano incombere come una minaccia sulla libertà dell'individuo. Max, su quella nave, stava fuggendo dalla Germania del nazismo in ascesa. E quando, risolti i problemi con il suo inquieto compagno di viaggio, approderà sulle coste brasiliane, concentrato di esotismi delle sue fantasie di ragazzo, tenterà il cammino di una nuova esperienza. Ma anche qui, felini reali e immaginari lo attendono. Una prosa semplice che attraverso la metafora sa toccare temi come le migrazioni forzate e i totalirismi, la redenzione e la ricerca della pace con se stessi.